Domenica 8 aprile 2018 ore 19.00

Foggia, Teatro “U. Giordano”

CONVERSAZIONE

Perché non possiamo non dirci africani

con GiorgioManzi

Quattro per quattro
Quattro stagioni, quattro compositori, quattro cartoline dall’Italia

Ensemble Musica Civica
Sarah Rulli, flauto e ottavino
Dino De Palma, violino
Lorenzo Passerini, direttore
Leandro Summo, video designer
Valentina Savino, stage designer
Nicola D’Agnelli, stage manager

PROGRAMMA

R. DI MARINO: Quattro cartoline dall’Italia per flauto, ottavino e archi*
(Roma – Amalfi – La leggenda di Maja – Paese in festa)
Sarah Rulli, flauto e ottavino
*(prima esecuzione assoluta)
A. PIAZZOLLA: Primavera porteña (Allegro, Lento, Allegro)
M. RICHTER: Estate (Allegro non molto, Adagio, Presto)
P. GLASS: Autumn
A. VIVALDI: Inverno (Allegro non molto, Largo, Allegro)
Dino De Palma, violino

Concerto organizzato all’interno del progetto 3Digital Concert – Musica classica,
opera lirica e nuove tecnologie danno spettacolo
in collaborazione con Associazione Spazio Musica di Foggia,
fondazione Apulia felix di Foggia, Acli sede provinciale di Foggia
e cofinanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri,
Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale.

La convivenza fra persone di provenienze diverse, portatrici di esperienze, stili di vita e convinzioni diverse, pone problemi complessi. Il genetista italiano Barbujani affronta la secolare diatriba sul paradigma razziale. Lo scrittore invita a ragionare, prima di tutto, sulle responsabilità di molti scienziati nel fornire giustificazioni di comodo per schiavismo e colonialismo, e poi su quanto le teorie della razza, che pure hanno generato sofferenze e conflitti enormi e reali, si siano rivelate irrealistiche, incoerenti e incapaci di farci comprendere la natura delle nostre differenze. Interessantissimo è sentire di come nel nostro genoma restino tracce di lontane migrazioni preistoriche; e anche di come forme umane diverse, forse specie umane diverse, si siano succedute e siano coesistite, finché sessantamila anni fa i nostri antenati, partendo dall’Africa, si sono diffusi su tutto il pianeta. 
Anche la musica si è trovata nel nostro secolo di fronte ad un’importante sfida. L’impegno di un ascolto creativo dal vivo contro l’immediatezza delle immagini, il palcoscenico contro la grandiosità degli effetti 3D su uno schermo. La tecnologia digitale ci ha incantato con le sue molteplici possibilità, ma ci ha anche reso dipendenti dalla bellezza sgargiante dei colori virtuali, che rischiano di rendere la realtà, anche quella sonora, più sbiaditi. Con l’apporto di scenografie digitali di ultima generazione, il concerto classico diventa un evento nuovo, in cui musica, regia, scenografia e tecnologia danno spettacolo. L’allestimento innovativo farà da scenario a due programmi musicali altrettanto nuovi, legati dal numero 4 e dall’idea di rinverdire il modo di porgere il repertorio solistico per flauto e violino.